Assistenti vocali e SEO: tendenze e particolarità

Un maggiordomo virtuale sempre a nostra disposizione e sempre più obbediente: stiamo parlando degli assistenti vocali, dispositivi che rimangono costantemente in ascolto, ma che si attivano solamente nel momento in cui pronuncerai la parolina magica.

Ti basterà difatti pronunciare “Alexa” per Amazon Echo, “Ehi Siri” per gli apparati di casa Apple e “Ok Google” o “Ehi Google” per tutti gli Android, per attivarli “magicamente” e renderli pronti a rispondere a (quasi) qualsiasi quesito tu potrai porre.

Con un numero di ricerche vocali in aumento esponenziale, anche gli esperti della SEO ovviamente hanno cominciato a dimostrare attenzione verso il fenomeno, cercando di capire come sfruttarlo per adeguarsi alle evoluzioni dei motori di ricerca.

Che cos’è la ricerca vocale

In origine fu Apple, con il suo assistente vocale Siri ad intravedere le potenzialità della ricerca vocale, anche e soprattutto ai fini commerciali.

A distanza di poco tempo si accodò Google, il colosso di Mountain View con il suo Voice Search. Rispetto alle tradizionali ricerche testuali, potrai porre domande più colloquiali, al punto che ti sembrerà quasi di “dialogare” con questi assistenti, che ricordiamo non troverai installati solamente su smartphone e tablet. Stanno difatti prendendo sempre più piede anche piccoli dispositivi intelligenti e portatili, come il recente Amazon Echo.

Le risposte che questi assistenti ti forniranno saranno leggermente diverse, rispetto ad una ricerca testuale, proprio perché anche senza rendertene conto, porrai loro domande più articolate. Il classico esempio è la ricerca di una pizzeria a Milano, che se cercata in maniera tradizionale molto probabilmente sarà fatta con le parole “Pizzeria Milano”, ma se posta agli assistenti virtuali, con ogni probabilità verranno usate queste parole: “dov’è la pizzeria più vicina a me?”

Che cosa viene ricercato

Soffermandosi per un attimo sulle ricerche maggiormente effettuate, appare evidente come quelle più comuni siano in realtà anche le più ovvie e banali.

Dal come fare una determinata azione, al voler sapere cos’è un determinato oggetto o fenomeno, dal dove si può trovare un locale o un avvenimento, al quando si terrà lo stesso. D’altronde l’utente internauta medio non ha bisogno (quasi mai…) di avere grandi risposte sul significato della vita dai motori di ricerca, ma li utilizza per vedersi semplificati quei compiti di routine quotidiana.

Ecco perché le ricerche vocali stanno sempre più prendendo piede: risulta più semplice chiedere vocalmente ed ascoltare la risposta, che prendere l’apparato posseduto, scrivere nel campo di ricerca e leggere le risposte.

Statistiche di mercato

Un trend di mercato che definire semplicemente in espansione, potrebbe apparire decisamente riduttivo. Con una crescita del 187% nel 2018, i dispositivi dotati di ricerca vocale stanno letteralmente invadendo il globo, da occidente ad oriente. Il posto più alto sul podio spetta a Google Home, con 5.4 milioni di dispositivi venduti, al quale si accoda subito dietro Amazon Echo con “solo” 4.1 milioni di pezzi commercializzati.

Con questi numeri da capogiro non è difficile capire perché tutto il panorama commerciale si stia interessando ai dispositivi dotati di ricerca vocale. Basti pensare che solamente All Mini di Xiaomi ha avuto nel 2018, un incremento di vendite pari al 228%. Entro il 2024 è stimato che il mercato di questi piccoli maggiordomi arriverà a valere 30 miliardi di dollari. Al momento il dispositivo che sta “rompendo” maggiormente il mercato è il piccolo Echo di Amazon.

Seo e assistenti vocali: come agire

Con dei numeri come quelli appena elencati, che rendono questo fenomeno un qualcosa senza precedenti, non approfittare delle potenzialità date dalle ricerche vocali in ambito SEO significherebbe precludersi una gigantesca fetta di mercato e potenziali clienti.

Come adeguarsi quindi a questi mutamenti? Facendo quello che potrebbe apparire come un passo indietro.

Abbiamo detto che le domande che gli utenti pongono saranno più colloquiali: la SEO quindi dovrà adeguarsi alla tendenza, cercando di interpretare la psicologia delle persone, prestando meno attenzione alle parole chiave e concentrandosi invece sulla semantica. Si dovrà cercare di capire le intenzioni delle persone: sostanzialmente frasi più “lunghe” come risposte a domande più articolate.

I contenuti dei siti quindi dovranno essere scritti in maniera più naturale e discorsiva, user-friendly insomma.

Il perché di questa semplificazione dei contenuti è presto spiegato: la tecnologia sulla quale si basano gli assistenti vocali si chiama TTS (acronimo di text-to-speech), che per rispondere ai quesiti, semplicemente leggerà i contenuti delle pagine web.

Lo scritto quindi dovrà essere comprensibile alle orecchie dell’utente e strutturato eventualmente con tutti i possibili sinonimi che l’utente stesso potrebbe utilizzare nella sua domanda.

Un ulteriore suggerimento per chi ha un’attività commerciale, ad esempio, è quello di avere una sezione ben scritta di FAQ, frequently asked question, in cui si troveranno tutte le risposte alle possibili domande delle persone.

Conclusioni e considerazioni finali

Considerando che nei prossimi due anni è stimato che le ricerche vocali diverranno il 30% di quelle totali (alcuni rumours dicono anche il 50%) e che l’intelligenza artificiale per la comprensione delle domande è sempre più simile a quella umana (siamo assestati ad un tasso del 95% di comprensione dei vari assistenti) appare evidente come non si debba assolutamente perdere il treno.

Lavorando per adeguare la SEO alle nuove tendenze, aumentando ad esempio le query di ricerca da 3 a 5 anziché da 1 a 3 oppure integrando pronomi e avverbi come cosa, chi, come, quando o dove, diventerà di vitale importanza per il posizionamento e quindi il successo del sito web stesso.

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Articolo scritto in collaborazione con Lorenzo Ricciutelli di Domoticafull.it
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